martedì 3 aprile 2012

Da Pescia Fiorentina a Vulci e ritorno al punto di partenza transitando per Pescia Romana e Chiarone Scalo


Il video (prima parte)




Il video (seconda parte)


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Premessa


Quello che leggerete di seguito, sono degli appunti di viaggio inerenti una escursione in bici datata 9 giugno 2009 con partenza da Pescia Fiorentina per arrivare a Vulci, transitando per gli sterrati della Via e della Strada Ponte dell’Abbadia per poi ritornare al punto di partenza transitando per Pescia Romana e Chiarone Scalo.
Sempre perché sono alla ricerca di luoghi il più possibile solitari e distanti dal caos e dall’inquinamento dei centri urbani dove la Natura è ancora padrona e dove le inevitabili strade adibite al transito veicolare sono di secondaria importanza ed il traffico modesto, studiai questo percorso a tavolino e nell’effettuarlo praticamente non rimasi deluso; anzi.
Percorsi, approssimativamente, 47 Km, di cui almeno 30 tra sterrati e strade bianche completamente solitarie. 
Il resto, su tratti asfaltati dove, però, i veicoli a motore l’ho contati sul palmo di una sola mano.
E’ un itinerario bellissimo dove non esistono pendenze, immerso in tanta Natura incontaminata e tra luoghi storici o protetti dal WWF. 
In pratica è percorribile in tutte le stagioni dell’anno, a condizione che non piova e che non abbia piovuto nei giorni precedenti l’escursione perché il tratto sterrato della Strada Ponte dell’Abbadia che conduce a Vulci essendo di consistenza argillosa, con l’acqua si trasforma in una distesa di pantano  e diventa veramente problematico percorrerlo a causa delle ruote che affondano nella melma e con la bici che si riempie di fango.


Descrizione dell’itinerario

Pescia Fiorentina è un piccolo borgo e frazione del Comune di Capalbio. Poche abitazioni sparse, una piazzetta, una cabina telefonica, un bar, un ristorante e, soprattutto tanta e tanta tranquillità, tanta serenità, tanta Natura e aria buona da respirare.
Tanti sono gli uccelli che volteggiano in cielo, come altrettanti quelli che cinguettano serenamente al riparo delle fronde degli alberi; altri animali attraversano la piazzetta con calma vista l’assenza del traffico veicolare.
Neanche a farlo apposta, il giorno in cui decisi di compiere il percorso iniziò a piovere; non molto, ma pioveva. Poco male dissi, vediamo fin dove riesco ad arrivare, memore che qualche mese prima rimasi impantanato nel tratto argilloso e dovetti tornare indietro.
Con una certa apprensione, quindi, iniziai a pedalare Via dell’Abbadia che inizia a pochi metri dalla piazzetta. E’ una lingua di terra inizialmente asfaltata e, in seguito, di terra battuta che si insinua nella vegetazione spontanea costeggiando, a tratti, campi o aziende agricole.
Dopo circa Km. 4 arrivo all’incrocio con la Strada Ponte dell’Abbadia. Lo scenario non cambia. 
Natura spontanea e campi coltivati fanno da spettatori al mio passaggio. 
Non cambiano, neanche, le condizioni atmosferiche, con il cielo nuvoloso e qualche leggero piovasco ogni tanto. La carta che mi sono portato al seguito è utile per verificare che devo svoltare a sinistra in un sentiero ancora sterrato. Proseguo. 
Ampi spazi bradi, ora interrotti da qualche coltivazione, emanano un forte profumo d’erba e di campo. Respiro forte e la guida è attenta. 
Anche se il terreno continua ad essere compatto la breccia, i sassi e qualche buca sono elementi caratteristici di questo tratto di strada completamente isolato dove non incontro anima viva; sono solo e totalmente immerso nella Natura, ed è esattamente quello che volevo.
Ogni tanto il cielo si apre e un timido sole ne approfitta per fare capolino e per scomparire qualche istante dopo.
Adesso un primo guado e successivamente, a pochi centinaia di metri, un secondo. Approfitto per una pausa di riflessione sul bordo del piccolo torrente mentre, con la mano, accarezzo la superficie dell’acqua che è fresca e limpida. Ho pedalato per circa 10 Km. in completa solitudine tra vegetazione spontanea, campi coltivati e aziende agricole respirando tanta aria buona. Un percorso fino ad adesso facile che si pedala con calma. Da ora in poi so che troverò il tratto sconnesso e argilloso, quello che diventa pantano con effetto sabbie mobili quando si impregna di acqua e proseguire diventa problematico. Ozio ancora un poco in quel punto che mi piace tanto e incomincio ad esplorare approssimativamente l’andamento del torrente. Chissà, potrebbe rivelarsi un nuovo percorso da pedalare. Riprendo la marcia.
Nonostante l’alternanza dei piovaschi il terreno tiene. Solo qualche tratto è problematico perché scavato dalle ruote enormi dei trattori e non c’è possibilità altra che infossarsi dentro dove ristagna la melma.
Gradualmente tutte le parti meccaniche della bicicletta si riempiono di fango fin quando sono costretto a fermarmi per liberare la catena dal pantano accumulato e per eliminare quello che si è depositato tra le corone, il parafango e la ruota posteriore e che mi impedisce di proseguire. Lavoro velocemente perché i piovaschi sono ricominciati ed, inoltre, si è alzato anche un vento fresco.
La consultazione della carta e del percorso preparato a casa si rileva ancora utile fino ad arrivare all’incrocio con la S.P. 67.
Qualche minuto più tardi, con soddisfazione, sono di fronte al castello di Vulci e, successivamente, lo scenario che ammiro dal ponte mi sembra immenso.
La panoramica si perde in lontananza mentre, in basso, le acque del fiume Fiora si insinuano veloci tra ammassi di rocce.
Quando esco dal castello ne approfitto per pulire alla meglio la bicicletta che è piena di fango. In ultimo asciugo tutto e una spruzzata di lubrificante sulle parti principali non guasta. Continuo la marcia. 
Non mi interessa tanto visitare la Necropoli che già conosco, quanto sostare in quel meraviglioso scenario di calma e serenità che è il laghetto del Pellicone. Sono solo. Rimango immobile ad osservare la piccola cascata che è di fronte a me mentre sono comodamente disteso sulla sabbia fresca.
Quando torno indietro, prima di uscire dall’area di Vulci, ne approfitto per sostare a rifocillarmi un poco mentre osservo Lupo Solitario immerso in tante macchie di colori profumati; è una tavolozza che regala la Natura.
Ancora la consultazione della carta e di nuovo in marcia.
Ripercorro la strada a ritroso, sullo stesso sterrato e, giunto al guado di prima, ne approfitto per lavare nuovamente la bici ancora una volta impantanata.
Arrivato all’incrocio tra la Strada Ponte dell’Abbadia e la Via dell’Abbadia, invece di prendere a destra verso Pescia Fiorentina, proseguo dritto alla volta di Pescia Romana. Lo sterrato, da adesso in poi, lascia il posto all’asfalto, più comodo da pedalare anche se meno emozionante. Utilizzo strade secondarie con un traffico veicolare modestissimo; dopo circa 5 Km sono a Pescia Romana e finora ho percorso poco più di 34 Km
Punto della situazione comodamente seduto su una panchina di Piazza delle Mimose dopodiché di nuovo in marcia alla volta di Chiarore Scalo.
Durante il tratto dei 6 Km fu necessario strofinare nuovamente la catena di Lupo Solitario con la spazzolina e lubrificarla ancora; cominciava a lamentarsi troppo.
Un’unica strada transita per l’abitato e conduce fuori paese; si deve prendere a destra al bivio; Pescia Fiorentina è a circa 7 Km.
Anche questo tratto di strada è interessante nel senso che il transito veicolare è modesto e la Natura, invece, è tanta. All’incrocio con Carige, ampie aree sono usufruite da greggi di pecore per pascolare. Uno di questi ritorna al proprio ovile nello stesso momento in cui stavano transitando tagliandomi la strada. Gentilmente offro loro la precedenza mentre ne approfitto per scattare qualche foto e realizzare un videoclip.
Pescia Fiorentina è oramai prossima. 
Un caffè veramente buono al bar con alcuni abitanti del luogo che si intrattengono a conversare con me, conclude una bella gita tutta Natura.
Lupo Solitario si riposa nella sua cuccia; tutto è pronto per ritornare a casa.

Buen camino a todos…. Amedeo 

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