venerdì 17 gennaio 2014

Il senso del cicloturismo

Quanto segue è frutto di alcune riflessioni che mi sono balenate nella mente l’11 gennaio u.s. mentre mi trovavo sulla spiaggia di Marina di Pescia Romana con la mia bicicletta assorto a contemplare un lontano orizzonte che si apriva di fronte a me e che sembrava non avere mai fine confondendosi con il cielo soprastante.
Marina di Pescia Romana 11/01/2014
Momenti di riflessione in riva al mare

Sentivo la necessità di dare un senso all’attività del “cicloturismo”.
Già in precedenza più volte ho dissertato su questo argomento ma in questa circostanza sentivo di doverlo fare ancora e in forma più completa.

Quindi: “che cosa è il cicloturismo?, semplice spostamento usando come mezzo di locomozione la bicicletta o qualcosa di più?”
Certo che è qualcosa di più, almeno per me.

Lo vivo come voglia di evadere, di libertà, di ricerca della libertà assoluta e questo è un fattore primario che ho sempre tenuto ben saldo come concetto base e indissolubile.
Desiderio di stare a contatto con la natura, con i suoi elementi, con il vento, la pioggia, i raggi del sole.
Desiderio di scoperta, di capire, di osservazione.

E non c’è bisogno di recarsi in luoghi distanti migliaia di chilometri e di percorrere distanze infinite, anche una “breve” uscita nelle vicinanze di casa può regalare emozioni e sensazioni che rimarranno scolpite nella nostra memoria per sempre.
Spesso mi accorgo che uno stesso sentiero, pedalato decine e decine di volte, in seguito regala sempre una particolarità diversa non osservata precedentemente, un messaggio nuovo da trasmettere.

Cicloturismo è fermarsi per colloquiare con la gente casualmente incontrata lungo il percorso per conoscere le loro storie, aneddoti, usi e costumi del luogo dove abitualmente dimorano.
Quante storie potrebbe raccontare quel vecchio contadino seduto su una altrettanto vecchia sedia di legno oramai logora dall’usura del tempo  mentre si gusta la sua pipa con le mani saldamente poggiate sopra il suo bastone?.
Proviamo allora a fermarci per fare la sua conoscenza e chiediamoli, se ne ha voglia, di raccontarci mille eventi passati della sua vita.

Cicloturismo è contemplare un tramonto o l’alba di un nuovo giorno, l’espressione di un animale che ci guarda incuriosito, è vagabondare tra un sentiero e l’altro per sentirsi, e lo ribadisco, liberi, liberi da ogni schema e da ogni dogma, godendosi questa gioia di libertà mentre stiamo guidando la nostra bicicletta e ancora quando ricordiamo le esperienze vissute e le sensazioni percepite pigramente sdraiati sotto i rami di un albero in qualche radura.

Infine la –bicicletta-.
E’ il mezzo di trasporto, ma non mi piace relegarla esclusivamente a questo ruolo fine a se stesso. E’ un “oggetto” bello e desiderabile, che si accarezza con gli occhi e con il cuore e che  ci consente di vivere le nostre avventure, di condividere le nostre esperienze, ed è la compagna fedele che ti ascolta quando le rivolgi la parola dopo aver percorso chilometri e chilometri di un sentiero in completa solitudine.

Buen camino a todos.... Amedeo

mercoledì 17 aprile 2013

Percorso naturalistico dalla sorgente del fiume Marta fino a Tuscania e ritorno


Sabato 14 aprile 2013
Finalmente le belle giornate sembrano aver preso il sopravvento sul freddo e la tanta pioggia dei mesi precedenti e parallelamente, insieme alla primavera, rinasce il desiderio di scoprire nuovi percorsi, nuovi itinerari da percorrere ed il più possibile immersi nella natura.

I lettori del blog avranno certamente notato la mia passione per la Tuscia, per il lago di Bolsena e le cittadine che ne fanno da contorno e che ho avuto modo di pedalare o di calpestarne i sentieri camminando. Non ancora tutte per il momento.
Una di queste è Marta, un “gioiellino” che si affaccia sulla sponda sud del lago.
Piccola con i suoi 3.500 abitanti è caratterizzata, come Bolsena e Capodimonte, dal suo bel lungolago semplice e molto curato con il porticciolo, la passeggiata, i giardini curati, le tipiche imbarcazioni da pesca lagunare, la pulizia e l’avifauna residente. 
L’intenzione è quella di percorrere un tratto del sentiero naturalistico che si sviluppa lungo il corso del fiume  Marta, dalla sorgente fino al Comune di Tuscania e ritorno, realizzato dall’assessorato all’ambiente della Provincia di Viterbo sempre molto attenta allo sviluppo del territorio e alla salvaguardia e tutela dello stesso.
Nel tratto di andata fino al piazzale della Basilica di S. Pietro il contachilometri del ciclocomputer indicherà km 18,500, compresa una breve ricognizione per le vie di Marta; altri 21 km circa per il ritorno.

L’itinerario da seguire lo potete consultare visitando il sito http://www.provincia.vt.it/ambiente/percorso/default.asp dove è possibile scaricare la traccia gps ed inoltre vi consiglio di acquisire più informazioni possibili data la totale assenza di segnaletica indicante le direzioni da seguire mancanza, questa, alquanto singolare vista la qualità della indicazioni ubicate dalla stessa provincia nel tratto francigeno.

Il sentiero secondo me è praticabile in tutte le stagioni dell’anno a patto che non piova e che non abbia piovuto nei giorni precedenti l’escursione a causa della quasi totalità di percorrenza su sterrato che diventa problematico per i solchi lunghi e profondi generati dalla pioggia e dal transito dei trattori e dalle numerose pozzanghere piene di acqua melmosa che, a volte, nascondo buche profonde e pericolose.
Certo la primavera è il periodo migliore per il clima adeguato e soprattutto per la natura che si risveglia con tutti i suoi colori e profumi.
Trascurerei la pendenza, il tragitto è praticamente tutto in piano.
Per quello che riguarda la tipologia della bicicletta senz’altro una mtb e come equipaggiamento base porterei il casco ben allacciato in testa, occhiali, acqua a sufficienza, kit per riparare eventuali forature, kit di primo soccorso, illuminazione, apparecchio per comunicare e materiale per situazioni di emergenza.
Bisogna cercare di essere il più autonomi possibile in quanto il tracciato si sviluppa in zone “sperdute” poco, ma molto poco frequentate (almeno nel periodo in cui l’ho percorso io), per cui è bene premunirsi.

Punto di confluenza
Marta mi accoglie con un sole tiepido un poco velato
da una leggera nebbiolina che più tardi si dissolverà. L’aria è mite; condizioni ideali per una bella pedalata.
Mentre preparo la bicicletta ascolto il silenzio e la tranquillità che aleggia intorno a me e che più volte ho avvertito in quel di Bolsena.
Sono in prossimità del porticciolo nel punto esatto in cui l’acqua del lago confluisce nel canale, alla foce del fiume Marta che seguirò per un bel tratto fino a Tuscania.
Kuma sul terzo ponte
Superato il terzo ponte poche decine di metri dopo abbandono il centro urbano ed una lingua di terra battuta delimitata ai lati da un bel manto erboso mi condurrà in ampi scenari e paesaggi di campagna fatti di campi coltivati, vegetazione spontanea, animali al pascolo, silenzi  e che saranno una costante fino al punto di arrivo così come lo saranno i profumi e i colori della primavera.
Il tutto il più possibile in prossimità dell’andamento del fiume.

Pedalo in una lingua di terra

Scenari di campagna

Cavalli al pascolo

Il fiume Marta a valle


Proseguo fino ad arrivare sulla sponda del fiume dove è posto l’unico cartello indicatore del percorso naturalistico con alcune note informative; altri animali al pascolo brado stanno procurandosi il cibo.
L’acqua è fresca e la seguo per un breve tratto a piedi con la bici al traino fino ad arrivare ad un ponticello che conduce dalla parte opposta.


Da questo punto in avanti un’altra costante saranno le numerose coltivazioni di olivi che incontrerò lungo il tragitto e che poggiano su campi dove macchie di colore bianco e giallo indicano la presenza di numerose margherite.
Sarà così un susseguirsi praticamente fino a Tuscania.
Tutto il sentiero l’ho praticamente compiuto in solitaria se si escludono le uniche tre persone che ho incontrato, tre contadini.
Mi piace pedalare in solitudine anche se in queste zone così isolate ciò può provocare un senso di ansietà.
Mi riferisco ad una caduta accidentale, ad un infortunio sempre possibile ed in agguato ed è per questo che pur godendo di tutta la natura che mi sta intorno e delle sensazioni che trasmette affronto la pedalata con la massima attenzione.
Le condizioni del terreno infatti non sono tra le migliori, letteralmente devastato in alcuni tratti dalle  intense e frequenti piogge dei mesi precedenti che hanno generato lunghi e profondi solchi. 
Alcuni sono longitudinali al sentiero, altri trasversali, altri ancora hanno un andamento irregolare che obbligano a continue “serpentine”. A questo va aggiunta la presenza di pietre, massi, terriccio e buche, alcune con fango; impronte di trattori.
In altri tratti il sentiero è come se fosse diviso in due parti, una più consistente e l’altra più “sabbiosa” e viscida con il terriccio che si sfalda; attenzione quindi.
Dopo circa 16 km di sterrato finalmente l’asfalto e pochi minuti dopo sono a Tuscania.
Veduta di Tuscania dal Colle S. Pietro
Questa cittadina sembra essere stata appositamente edificata per chi ama la storia, l’arte, i luoghi di culto, gli edifici religiosi di particolare interesse storico artistico.
Una visita accurata meriterebbe più giorni per cui, non avendo tutto questo tempo a disposizione, mi “limito” a visitare le basiliche romaniche di S. Pietro e di Santa Maria Maggiore.
Quella di S. Pietro mostra tutta la sua maestosità e imponenza sin da quando affronto la salita che porta alla sommità del colle e che viene rafforzata nel piazzale erboso antistante il portale. La facciata, il rosone decorato, le due torri a sinistra, l’altro edificio attiguo a destra.
All’interno provo immediatamente una sensazione particolare, un profumo particolare, che si insinua nelle narici ed un fresco rigeneratrice dato che sono accaldato.
La profondità delle navate, l’altezza, l’altare, ciò che rimane degli affreschi murali, il colonnato nella parte inferiore, tutto fa parte di una storia antica che mi sembra di rivivere nel mio immaginario chiudendo gli occhi e visualizzando scene come i fotogrammi di un film; somma religiosità.






E’ con queste sensazioni che in seguito esco dalla chiesa ed è un peccato non aver potuto immortalare l’interno dal momento che è vietato scattare fotografie.
Una sosta nel vicino giardino per rifocillarmi un poco e poi subito verso l’altra basilica che dista circa 400 m più in basso, alle pendici del colle.
Si entra da una cancellata ed il corridoio è più raccolto.
Alla sinistra la torre campanaria e a destra la facciata della basilica che è stupenda, con il portale pieno di elementi decorativi e statue marmoree ed il rosone altrettanto decorato nella parte superiore.
All’interno lo stesso profumo avvertito in precedenza, tre navate con la fonte battesimale posta in quella di destra ma quello che è meraviglioso è la zona dell’altare con tutta la serie di affreschi.
Dopo la visita, quando sto per uscire ciò che mi colpisce particolarmente sono dei raggi di sole che filtrano dalle fessure del rosone e che vanno ad illuminare ciò che rimane di alcuni affreschi murali; tutto è molto suggestivo.



Veduta della Basilica di S. Pietro dalla
cancellata di S.ta Maria  Maggiore
Adesso è arrivato il momento di rientrare verso Marta.


Il percorso di ritorno è praticamente la continuazione dell’andata.
Terminata la parte asfaltata si ricomincia con lo sterrato in alcuni tratti facilmente pedalabile in altri più difficoltoso e pericoloso.
A più riprese il terreno è scavato con formazioni di pozze lunghe e infossate ricoperte di acqua fangosa.
La melma è presente anche ai bordi del sentiero per cui, per mia sicurezza, preferisco scendere dalla bici per trainarla a mano; temo in qualche caduta e qui sono solo.
Affondiamo parecchio nelle pozze e la catena è piena di fango e così anche i pignoni.
Altri solchi lunghi e profondi si aprono nel terreno.
Queste difficoltà, comunque sia, vengono ampiamente ricompensate dal paesaggio che segue il mio pedalare. La primavera risveglia e colora la campagna offrendo alla vista tavolozze di colori che spaziano dal giallo intenso all’arancione al verde; veramente molto bello il tutto per non parlare dei silenzi che ascolto e dei profumi che respiro.





E’ così che gradualmente arrivo nuovamente al punto di partenza per chiudere l’anello, nuovamente a Marta.

Panoramica di Marta
Rispetto alle prime ore
La Torre dell'Orologio
del mattino adesso la passeggiata sul lungolago si è affollata di persone, alcuni sono locali altri turisti.
Chi cammina, chi va in bicicletta, chi si riposa seduto sulle panchine dei giardini, i pescatori che sistemano le loro barche, gruppi di anatre che nuotano nelle acque del lago o si riposano sulla sabbia vulcanica della spiaggia.
L'isola Martana a sinistra
Il riposo delle anatre
La giornata è limpida, il sole caldo. Ne approfitto per girovagare con la bici, per fermarmi a conversare con la gente per immortalare scorci con la macchina fotografia, per trascrivere appunti sul mio diario di viaggio perché anche questo, come sapete, è ciò che intendo per cicloturismo.

I giardini con la passeggiata

In memoria agli Eroi del Mare

Il Borgo dei Pescatori

Tipici ormeggi lagunari con verricello

Il porticciolo 
Pochi minuti dopo un buon caffè caldo conclude una bella giornata carica di sensazioni ed emozioni e di tanta natura.
Kuma è già sistemata nel suo alloggio; si ritorna a casa.

Buen camino a todos.... Amedeo

mercoledì 23 gennaio 2013

Favour Colour 26 modello FLH02BK

Buona lampada dalle caratteristiche interessanti e dal costo contenuto di circa 14 euro se ben ricordo.
Frontale, multifunzione, accessoriata con quattro led.
Quello bianco principale è di tipo Nicchia da 0,5W ed è attivabile in 3 modalità:
massima, con potenza fino a 26 lumen, 22 ore di autonomia e supporta fino a 5 ore di uso continuato;
minima, con 50 ore di autonomia;
lampeggiante 70 ore.
Per le considerazioni circa la durata delle batterie fare riferimento agli articoli precedenti.
Sopra a quello bianco sono posizionati 3 piccoli led di colore blu, rosso e verde (guardando la lampada frontalmente e procedendo da sinistra verso destra). Per tutti la potenza è di 1,8 lumen con 80 ore di autonomia. La luce è fissa tranne per quello di colore rosso che in più ha la funzione lampeggiante con autonomia fino a 160 ore.
Con una pressione sul pulsante di accensione posto nella parte superiore dell’involucro della lampada si accende il led bianco alla massima potenza e, con ulteriore pressioni, si passa in sequenza alla modalità bassa e a quella lampeggiante.
Se invece premo e tengo premuto per qualche secondo lo stesso pulsante si attivano i led piccoli; per primo quello di colore blu e successivamente, con altre pressioni, il verde ed il rosso.
Il rosso è per preservare la visione notturna, il blu per distinguere il colore del sangue da altri fluidi ed il verde per leggere.
Il led blu non  ho avuto modo di sperimentarlo ma per quello che riguarda il verde posso affermare che la luce che emana è veramente riposante per gli occhi e permette di leggere senza alcun problema una mappa un libro o qualsiasi altro scritto.
La casa produttrice la indica come “water resistant” ma non essendo indicato alcun fattore IP nella confezione questa affermazione mi convince poco ed è per questo che non ho mai avuto il –coraggio- di sperimentarla sotto la pioggia per timore di rovinarla per cui se dovesse capitare di utilizzarla in condizioni meteo avverse meglio proteggerla con un velo di film trasparente che impedisce la penetrazione dell’acqua.
La cover originale
Il peso è di 118g comprese le 3 AAA da 1,5V che l’alimentano e che alloggiano in una cover posizionata nella parte posteriore dove la nuca.
Tale cover è dotata inoltre di una autonoma funzione fissa e intermittente con luce rossa ai fini della sicurezza, per rendere l’utente maggiormente visibile.
Questo in origine…, perché?
Perché con l’uso pratico il pacco batterie, almeno per me, si dimostrò –fastidioso- non permettendo di indossare agevolmente sia il cappello, sia la bandana così come il casco bici (anche se preciso che l’utilizzo non era destinato alla guida della bicicletta).
Preferii quindi rimuoverla dalla fascia e tagliare il cavetto elettrico che la collegava alla lampada.
Notare il cavo tagliato a sinistra
Ai due terminali ne saldai altrettanti di un filo più lungo che poi collegai a un pacco batterie atto a ricevere sempre pile da 1,5 volt ma del tipo AA guadagnando quindi in capacità che si traduce in maggior durata.
Il pacco batterie lo alloggiai all’interno di una custodia per multitool non rigida nella quale praticai un foro nella parte superiore per il passaggio del cavetto. 
Gli ulteriori vantaggi, oltre a quello già scritto, è che la custodia ed il suo contenuto non sono esposti agli agenti atmosferici perché viene riposta in una tasca dell’abbigliamento e la diminuzione del peso in testa.
Ma perché comprai questa lampada?, quale fu l’esigenza che mi spinse a farlo?.
Anche se fondamentalmente sono un cicloturista poteva però capitarmi qualche escursione a piedi generalmente durante le ore diurne; ma se fosse stato in notturna?.
La nuova cover e il nuovo pacco batterie
Mi serviva quindi una lampada che permettesse di camminare nello ore notturne, quelle poche volte che mi fosse capitato, su terreni non particolarmente difficili (perché mancando l’esperienza di escursioni a piedi non vado certamente a complicarmi la vita su sentieri pericolosi specie quando è buio), con condizioni meteo -normali- e mantenendo libero l’uso della mani.
Non importava dunque che fosse impermeabile ed anche il prezzo doveva essere contenuto sapendo in partenza che l’avrei usata poche volte.
La torcia in questione sembrava rispondere adeguatamente alle mie esigenze.
Testando sul campo le lampade di alcuni amici e valutando le loro esperienze emerse che l’arco di lumen che va da 20 a 25 era idoneo per camminare su sentieri –medi- e con condizioni meteo favorevoli. La scelta di un led con una potenza di 26 lumen non fu quindi casuale e la possibilità di tenerlo continuamente acceso per 5 ore era abbondantemente sufficiente.

Frontale per avere entrambe le mani libere, leggera in testa e ancor di più dopo la modifica sopra descritta; prezzo abbordabile.
Sapevo che quelle poche escursioni al buio, se fossero capitate, le avrei fatte in assenza di pioggia e quindi anche se la lampada non è impermeabile poco importa; in casi avversi un velo di domopack che impedisce la penetrazione dei liquidi sarebbe stato sufficiente per risolvere l’eventuale problema. Comunque sia la lampada viene indicata dalla casa come –water resistant- ma non mi fido molto per le considerazioni già precedentemente espresse.
Una volta acquistata iniziarono le sperimentazioni sul campo, le prime durante le ore diurne per “sentire” come la indossavo, le altre in quelle serali per verificare il comportamento dei vari led.
Quasi subito si manifestò l’esigenza della rimozione del pacco batterie applicato posteriormente come ho già avuto modo di scrivere per il restante la potenza di 26 lumen con il suo bel fascio di luce si dimostrò idonea per camminare con una certa sicurezza su sentieri non particolarmente difficili e con buone condizioni meteo (mantenendo sempre la dovuta attenzione): l’ausilio di una torcetta per illuminare quando necessario il lati del sentiero aumentava ancor più tale percezione.
La luce emanata alla potenza inferiore permetteva di svolgere normali lavori da campo in tutta tranquillità mentre con il led verde la lettura di alcune pagine di un libro per rilassarsi o quella di una mappa per pianificare si mostrò veramente agevole, senza fatica alcuna a carico degli occhi.
Anche la modifica fatta al pacco batterie la rendeva ancor più performante, conferendogli una maggiore autonomia.
Dato che a me piace sempre sperimentare, provai anche a guidarci la bici. I test furono effettuati sia su strade asfaltate che bianche e in zone completamente buie come il tratto della Duna della Feniglia tra Porto Ercole e Ansedonia naturalmente in condizioni meteo ottimali. I risultati furono buoni, la pedalata era calma e tranquilla perché chiaramente la velocità doveva essere commisurata alle circostanze, la sicurezza di dirigere il fascio di luce per illuminare le zone desiderate con in più una torcetta piccola applicata sul manubrio per illuminare l’area in prossimità della ruota anteriore conferiva una guida rilassata, prettamente cicloturistica anche se l’attenzione doveva per forza essere continua.
La Petzl E+lite
Non si possono pretendere miracoli e chiaramente 26 lumen non –sparano- un’illuminazione che si estende particolarmente in lontananza e di notte, in Feniglia, bisogna stare attenti ai daini e ai cinghiali che attraversano continuamente il sentiero.
Comunque sia, onore al merito; la pedalata era più che possibile.
Dopo una serie di ulteriori prove, soddisfatto, decisi di portarla al seguito nell’equipaggiamento utilizzato per percorrere un tratto francigeno lo scorso ottobre 2012.
Il Petzl Signal
Sapevo in partenza che avrei camminato durante il giorno ma se fosse subentrato qualche inconveniente durante il tragitto, qualche problema  a causa del quale avrei dovuto spostarmi durante la notte, sapevo che la favour avrebbe egregiamente svolto il compito per il quale l’avevo acquistata.
I bordi del sentiero sarebbero stati illuminati dalla Petzl E+lite anch’essa presente nell’equipaggiamento mentre il Signal, sempre della Petzl, pronto nel caso in cui fosse stato necessario rendermi ancor più visibile.

Buen camino a todos... Amedeo